Una poesia in memoria dei sette lavoratori della Thyssenkrupp morti nel 2007 a Torino

Il cuore rimasto in Fabbrica
anche adesso che ho raggiunto la pensione
Sognavamo il cielo ma da decenni è sempre più lontano
Il silenzio e la solitudine circondano la mia Fabbrica
e tutte le fabbriche d'Italia
La classe operaia non è più centrale
e il paradiso è diventato inferno
di fiamme di fuoco e d'olio bruciato
di operai sfiniti che fanno notizia solo quando diventano torce umane
Operai sfruttati come non è successo mai
Il silenzio e la solitudine circondano la mia Fabbrica
e tutte le fabbriche d'Italia
Anche il nostro bravo Presidente
urla instancabile le morti sul lavoro
ma anche le sue sono urla impotenti
Addio Compagni di fatica, di sogni e d'ideali
Bagnati dalle nostre lacrime riposate in pace

domenica 8 maggio 2011

In ricordo di Ranbir



In ricordo di Ranbir

Morire a vent’anni in terra straniera
Ranbir l’indiano è morto così
in Piazza dei Martiri su una panchina.
In compagnia solo di una bottiglia.
Bere per dimenticare che non sei nessuno
dopo aver perso la dignità del lavoro
Eravamo in 50 a ricordarlo
di bolognesi solo qualcuno.
Morgantini mostrava grande dolore
C’erano persone d’ogni colore
Musulmani, ebrei e buddisti
Pochi i cristiani di questa città.
Il pakistano non smetteva di piangere
Aveva abiti dimessi e le stampelle
per una caduta da un motorino
diceva con tutti “aveva solo vent’anni”.
gridava con braccia al cielo il suo dolore.
E il cielo piangeva e l’ascoltava
quel pomeriggio l’ho visto rosso
colore del sangue
La corona di Piazza Grande
Era piena di fiori bianchi
a vent’anni si è sempre innocenti
all’improvviso li ho visti volare
e allontanarsi in cielo come gabbiani.
Buconi suonava una triste nenia col suo violino
musiche antiche di popoli oppressi
Tutti avevamo gli occhi bagnati
Bologna, Bologna dov’eri quel triste sabato di fine aprile
Bologna, Bologna cosa sei diventata?